Walker Evans

Walker Evans nato a Saint Louis il 3 Novembre 1903 e morto a New Haven il 10 Aprile 1975.
La sua era una famiglia abbiente, il padre lavorava nel mondo della pubblicità e per lui la vicinanza alla fotografia diventa naturale. Fin da piccolo riesce a prendere dimestichezza con la macchina fotografica.

Il primo approccio all’arte

In realtà il primo approccio artistico di Walker Evans non è stata la fotografia ma la letteratura. Studiò in Pennsylvania, Connecticut e Massachusetts prima di trasferirsi per un anno a Parigi. Al ritorno a New York cerca di sfondare nel campo della letteratura come scrittore. A Parigi entra in contatto con Eugene Atget e la sua allieva Berenice Abbott che avranno un grosso impatto nella sua formazione e nello stile della sua fotografia.
Nel 1930, dopo aver capito che non avrebbe sfondato come scrittore, inizia l’avventura nella fotografia ma la letteratura resta sempre il suo primo amore. New York era una città piena di grattacieli, grandi palazzi e con una fisionomia industriale. Walker Evans fotografa La Grande Mela così come è senza cercare espedienti estetici.

Cuba 1933

Viaggia Cuba, nel 1933, dove stringe amicizia con Ernest Hemingway. A Cuba si immerge totalmente nella vita dell’isola dove scatta, con tratti sempre realistici, la vita quotidiana. Per paura che i suoi scatti potessero risultare sovversivi, prima di partire, Evans affida 46 immagini a Hemingway. Queste immagini perse e ritrovate solo dopo molto tempo, nel 2002.

La Grande Depressione Americana

Cercando di contrastare la Grande Depressione, il New Deal di Roosevelt, favori il lavoro di alcuni fotografi in particolare Walker Evans che nel biennio 1935/1936 riesce a catturare momenti di vita quotidiana degli americani di provincia. La FSA (Farm Security Administration), un’istituzione del ministero dell’agricoltura, fa entrare Evans all’interno della cosiddetta “unità storica” facendogli percepire uno stipendio regolare. La sua missione all’interno della ”unita storica” era un’indagine fotografica nell’America rurale, soprattutto negli Stati Uniti del Sud. Decide di fotografare la vita quotidiana di “provincia” con una vecchia fotocamera perché aveva intenzione di ribadire il momento di crisi nazionale e poi era quello che aveva fatto anche il suo “maestro” Eugene Atget a Parigi. Con questa fotocamera obsoleta cattura immagini di chiese, lavoratori e insegne sbiadite proprio per rimarcare il momento di profonda crisi nazionale.

Insieme allo scrittore James Agee collabora ad un testo dal nome “Let Us Now Praise Famous Men (Sia lode ora a uomini di fama) “ nel 1941. All’interno di questo lavoro troviamo fotografie di Walker Evans, senza la ricerca estetica (quindi documentando la realtà), che documentano la cruda realtà della Grande Depressione. Questo lavoro di Evans e di Agee è stato commissionato dalla rivista Fortune anche se dopo aver visto il materiale raccolto dai due lo aveva giudicato troppo realistico, complesso e crudo. I protagonisti del libro sono la vita delle famiglie dei coltivatori di cotone, fotografate negli anni 30 nelle zone più povere degli Stati Uniti. Il libro è stato poi ripubblicato nel 1960.

Nel 1938, al Museum of Modern Art a New York, espone per la prima volta con una sua mostra personale con la quale il pubblico gli riconosce la capacità di aver catturato la realtà della vita quotidiana degli americani.
Evans entra a far parte dello staff della rivista Times, nel 1945, e successivamente anche di Fortune con cui collaborerà per molti anni (20 anni).
La Yale University School of Art gli da la docenza, nel 1965. Scattando sempre meno insegnerà fino alla fine dei suoi giorni. Negli ultimi anni Walker Evans scatta con una Polaroid SX-70. Questo innovativo modo di fotografare vedendo subito il risultato gli permette di trovare altre forme espressive.

Walker Evans era una persona molto schiva e introversa, non amava parlare di se. Nel 2008 l’ex moglie pubblica una sua biografia che rivela il vero suo vero carattere. Nella biografia si evince che Walker Evans era una persona eccentrica, con uno spirito determinato, ma anche con carattere snob egocentrico.


Nell’arco della sua vita da artista gira l’America alla ricerca di quelle situazioni che facessero intravedere la realtà quotidiana. Per esempio ha girato in metropolitana con una fotocamera nascosta nel cappotto fotografando persone comuni e quindi lo scorrere della vita.
La voglia di Walker Evans non era quella di mostrarsi un artista ma voleva documentare la realtà senza manipolazioni e senza dare una propria idea. Ecco perché è considerato il più grande fotografo del tempo che è riuscito a mostrare la vera realtà della condizione degli americani durante la Grande Depressione.
La mia riflessione è che Evans abbia utilizzato le fotocamere come un’estensione del suo occhio critico della vita quotidiana di una popolazione in forte sofferenza, mostrando anche i contrasti sociali.

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