Joseph-Nicéphore Niépce

Joseph-Nicéphore Niépce (1765-1833), di famiglia benestante, aveva iniziato a studiare per una carriera ecclesiastica, insieme al fratello Claude.

Il fratello Claude lavora insieme a lui a tante invenzioni, in particolare ad una macchina che avrebbe fatto procedere i battelli senza ne remi ne vele (praticamente aveva pensato all’odierno motore) che venne poi brevettato come “pyréolophore” nel 1807.


Ai tempi della Rivoluzione aveva 24 anni ed insegnava presso alla Congrégation des Pères de l’Oratoire ad Angers, ma abbandona questo incarico per arruolarsi nell’esercito. Nel 1792 fu in Italia come luogotenente del 42° reggimento di fanteria.

Due anni dopo, anche a causa di una malattia, concluse la carriera militare. Subito dopo si sposa e preferisce amministrare le proprietà di famiglia, anni in cui inizia, insieme a Claude, le prime sperimentazioni sulle sue invenzioni impegnando la gran parte delle sue economie.


L’idea di migliorare o per lo meno di rendere più semplice la tecnica litografica, sollecitò i due fratelli, a sperimentare la possibilità di utilizzare metallo anziché pietra. Pensarono anche di ottenere con la luce l’impronta di un disegno posto a contatto della lastra metallica, che inizialmente era di stagno, trattata con sali d’argento dalla nota qualità di sensibilità alla luce. Niépce utilizza anche la carta come supporto, impregnandola di cloruro d’argento e acido nitrico.


L’impossibilità di fissare l’immagine su un supporto stabile dissuade i fratelli a continuare su questa strada. Ma la loro curiosità gli fa incontrare il “bitume di Giudea” (un asfalto di uso comune che veniva utilizzato nella creazione di vernici per la stampa e si conosceva anche la sua alterabili alla luce) che si rivelerà miracoloso e fondamentale per il proseguo delle ricerche dei fratelli Niépce.

Nel 1822 dicono di aver ottenuto una “veduta della casa e del giardino di Gras” e negli anni successivi anche diverse lastre per impressione a contatto. Una di queste lastre è la famosa incisione su peltro bitumato, nel 1824, di un antico cardinale d’Ambrosie, ministro di Luigi XII, della quale esistono anche diverse copie eliografie.

Joseph-Nicéphore Niépce - Cardinale d'Amboise
Joseph-Nicéphore Niépce – Cardinale d’Amboise

Il procedimento studiato da Niépce risolve il problema del fissaggio dell’immagine ottenuto aggirando l’utilizzo dei sali d’argento.
Il Bitume di Giudea, che indurisce se colpito dalla luce per un lungo periodo, rimane invece solubile nelle altre parti non esposte, se immerso in petrolio, olio di lavanda o di Dippelio; non solo questa è la proprietà “fotografica” del bitume, ma esso tende anche a schiarire, determinando lo “sviluppo”, un chiaroscuro che riproduce con sufficiente precisione il disegno dell’immagine. Questa poteva essere ottenuta da una matrice di carta resa trasparente con olio o cera e posta a contatto con la lastra bitumata. Per creare la famosa immagine “Points of vue” furono necessarie dalle otto alle dieci ore.

Points of vue
Joseph-Nicéphore Niépce – Points of vue

Niépce si ritiene soddisfatto dei risultati ottenuti, con le lastre bitumate, incoraggiato anche dal famoso ottico Chevalier (che un anno prima a Parigi aveva visto una delle sue eliografie).


Nel 1827 incontra sulla sua strada Daguerre che lo affascina fin da subito. I due diventano molto amici (fino alla morte di Niépce) e iniziano anche una collaborazione sui procedimenti “fotografici”. Entrambi speravano di poter trarre profitto dalle possibilità offerte della eliografia.

Louis Jacques Mande Daguerre (1787-1851)
Louis Jacques Mande Daguerre (1787-1851)

Fu siglato un contratto tra i due il 14 Dicembre 1829, che avrebbe avuto una durata di 10 anni se Niépce fosse scomparso prima, lasciando però erede il figlio Isidore. 


Niépce aveva ceduto, a titolo di quota sociale, la sua invenzione, e Daguerre per conto suo si impegnava a “apportare una nuova combinazione di camera nera, i suoi talenti e la sua industria” come l’altra metà della società.


Anche quando Daguerre inventa la sua “fotocamera” il Daguerrotipo (Daguerrotype), il contributo di Niépce sembra essere stato fondamentale.


La dagherrotipia si è realizzata in effetti in queste su queste premesse e suggerimenti, generosamente ceduti da Daguerre, dopo il contratto del 1829.


Niépce aveva compiuto esperimenti, fino ad allora, usando tre diversi supporti: il rame, dopo l’esposizione, come l’acquaforte, ottenendo una matrice che, inchiostrata, consentiva di stampare un gran numero di copie; l’argento con cui otteneva una copia unica, positiva, mediante l’annerimento del metallo con i vapori di iodio; il vetro da esaminare in trasparenza.
Niépce non si è reso conto che con l’utilizzo del vetro (lastre trasparenti) aveva, in pratica, inventato il “negativo” e quindi realizzato il concetto essenziale della fotografia, in seguito invece di questo se ne rende conto Talbot.
(Fonte: Storia e tecnica della fotografia – Italo Zannier – 1993 Editori Laterza)

Joseph-Nicéphore Niépce - fotocamera
Joseph-Nicéphore Niépce - points of vue lastra
lastra con tavolo apparecchiato

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