David Alan Harvey

David Alan Harvey è nato il 6 Giugno 1944 a san Francisco.
Scopre la fotografia, a 11 anni, nel 1956 quando acquista una Leica usata risparmiando dai soldi guadagnati dalla consegna di giornali. In questa fase iniziale scatta fotografie alla famiglia e al vicinato così inizia a prendere dimestichezza con i mezzi fotografici e imparare la tecnica.

In America, quando compie 20 anni, è molto presente la segregazione razziale e quindi si sposta a Norfolk (in Virginia) dove inizia a scattare fotografie alle famiglie di colore documentandone la vita.

Il suo stile è influenzato, e lo sarà per tutta la sua vita, dallo studio dell’arte e soprattutto dai pittori impressionisti francesi.


Alla fine del suo percorso scolastico di giornalismo nel Missouri, si dedica interamente al lavoro personale e a quello del National Geographic per il quale scatterà tantissime fotografie in giro per il mondo.


Nel 1978 è premiato come fotografo dell’anno e questo gli permette anche l’ammissione alla Agenzia Magnum nel 1977.
Riesce a viaggiare spesso, sia per lavoro che per divertimento, e questo gli permette di cogliere la realtà sotto diverse prospettive e questo si rivedrà poi nei suoi scatti.


Per cercare di cogliere la realtà, e la verità, si mette spesso in situazioni molto complicate e pericolose. Per scattare fotografie ai narcotrafficanti, ai gangster o in qualche zona malfamata dell’America Latina si mescola a questi personaggi perché secondo lui la realtà va vissuta per essere ben espressa.


Il suo amore per la vita si rivela ad ogni suo scatto enfatizzando l’umanità dei soggetti fotografati. Se vogliamo potremo dire che David Alan Harvey è un romantico della fotografia realista.

Per quanto riguarda lo stile fotografico non se ne occupa più di tanto perché, tornando agli impressionisti, egli sostiene la supremazia del contenuto sulla forma.
Per Harvey non conta la foto singola ma più che altro il reportage (progetto) fotografico con cui si possa raccontare una storia di un luogo o di una popolazione. Infatti i suoi più famosi lavori sono reportage.

Nel libro “Tell it like it is” viene raccontata la storia di una famiglia afroamericana, i Leggins, molto disponibile che Harvey segue per un mese. Erano una famiglia, del ghetto di Norfolk, con 7 figli. Questo progetto, innovativo e coraggioso per l’epoca, gli da la prima notorietà e inizia a lavorare con continuità con National Geographic.


30 anni dopo, proprio per National Geographic, Harvey realizza uno dei suoi servizi più importanti, quello dell’isola di Cuba. All’epoca, negli anni 90, Cuba era ancora una dittatura chiusa al mondo esterno. Harvey scatta girovagando tra i quartieri più poveri, partecipando alle feste e vivendo la vita quotidiana con le persone del luogo.


Ci sono tantissimi lavori su cui parlare su questo grandissimo fotografo ma ho scelto volutamente di fermarmi perché abbiamo compreso il suo animo ma non è detto che amplierò questo articoli o altri su di lui.

Per chiunque voglia espandere la conoscenza su Harvey può studiarlo attraverso i libri a lui dedicati che potete trovare in alcuni link alla fine dell’articolo.

“Cuba: Island at a Crossroad” edizione inglese: https://amzn.to/47JHjXK

“La crisi della modernità”: https://amzn.to/3R9NRs7

“Divided Soul. A journey from Iberia” Edizione inglese: https://amzn.to/3MV2dLD

“Alma Dividida: Un viaje desde la peninsula iberica / Divided Soul: Journey from the Iberian Peninsula” Edizione spagnola: https://amzn.to/3RafTEQ

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